Leila, l’anello mancante

Una cercatrice di storie alla corte di Kitchen Wishes

Leila Firusbakht è battagliera, difende le sue idee con convinzione. 
Ha gli occhi scurissimi, molto intensi, seri, ma con una specie di luce giocosa, che brilla in sottofondo.
Apparentemente è centrata, concreta, racconta le sue esperienze con una sorta di passione controllata.

Ma sotto, qualcosa, una specie di piccolo demonio inquieto, racconta un’altra storia.
La storia di una persona che sa quanto è importante avere delle radici, ma non dimentica che ogni tanto è necessario staccarsi e… fare qualcosa di completamente diverso.

Dev’essere quella scintilla negli occhi.

Da sempre abituata a cavarsela da sola, dopo studi in scienze forestali, esperienze in campo giornalistico e molte battaglie ambientaliste, negli anni ‘90 comincia a frequentare il mondo del commercio equo e solidale. All’epoca, ancora, in pochi ne avevano sentito parlare. 

Insieme ad altri amici, ha un’idea: unire questo tipo di percorso al catering, con attenzione a temi oggi comuni ma allora innovativi come il cibo a km zero, l’importanza dei prodotti di stagione, la filiera corta. 
L’idea funziona: la porta ad aprire una prima sede a Firenze e a mettere su quella che diventa presto un’impresa di successo.

Trova la sua Ikigai, la sua “buona ragione per svegliarsi la mattina”, in un ambito, la cucina, a cui non aveva mai pensato. 

“Non sapevo cucinare nemmeno un uovo… e tuttora non è cambiato molto.
Non avevo nessuno a cui ispirarmi, era una cosa del tutto nuova, ma ho scoperto abbastanza presto che quello era il mio lavoro”.

Scopre di poter essere una persona creativa, di avere un gusto particolare per la comunicazione, l’organizzazione e allestimento degli eventi, un gusto che piace anche agli altri.
È una piccola rivelazione: non ci aveva mai pensato.
La seconda sorpresa è che le piace tantissimo.

Leila viene da una famiglia multiculturale. Forse per questo non riesce a vedere né limiti né confini nei rapporti con le persone.
Ama fare feste, incontri, lavorare con gente da tutto il mondo, fare amicizia con persone molto differenti da lei.

Nonostante (o forse proprio per) questo vortice di contatti e persone, i viaggi importanti li fa da sola. Patagonia, Cile, Cuba, per citarne alcuni.
Viaggiare da sola obbliga ad aprirsi al mondo, a mettersi in discussione, a uscire dalla comfort zone, a sapersela cavare di fronte a rischi e difficoltà. 

A proposito di comfort zone, l’approdo a Kitchen Wishes è proprio uno di quei momenti in cui l’abbandona del tutto.
Dopo ben 12 anni lascia un lavoro che amava: sente di aver bisogno di uno stimolo nuovo.
Non è una scelta ponderata: Kitchen Wishes le appare come un nuovo pianeta da esplorare. Da brava viaggiatrice, non può tirarsi indietro.

Lavorando da anni nell’ambito del catering fiorentino, ha già sentito parlare di Giulia ed Elena, e anche loro sanno chi è.
Le incontra per caso al bancone di un bar (gran posto, i banconi dei bar, per iniziare percorsi nuovi), si guardano e si mettono a ridere.

“La prima cosa che mi hanno detto è stata “ti conosciamo: tu sei la concorrenza!”. Abbiamo cominciato a parlare quella sera, e da lì è nata l’idea di fare qualche cosa insieme.
Presto mi sono resa conto che nel loro team c’era spazio per un certo tipo di figura, con competenze ben precise. Sentendole parlare mi è apparsa chiara in mente una frase: “sono proprio io!”-

Inoltre è una grande fan di David Bowie e resta colpita da una ricetta molto speciale di Giulia, pubblicata sul blog e dedicata proprio alla morte del Duca Bianco.
Gli astri, in qualche modo, erano già allineati.
Bastava solo una spintarella.

Leila capisce di essere una sorta di anello mancante. Una nuova, inaspettata linea di congiunzione tra Giulia, Elena e il resto del mondo, reale e virtuale.

Diventa caposala, contribuisce con le sue idee, si occupa della parte organizzativa e sociale.
Libera più possibile Elena e Giulia dalle incombenze esterne, in modo che possano dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: giocare con la cucina, la creatività. l’invenzione.
Intanto impara da loro nuove lezioni, nuovi pianeti, nuove sensazioni. Lo scambio è continuo.
Il risultato è un trio tutto al femminile in cui la somma, come nelle migliori imprese, è maggiore delle parti.
Quell’uovo, alla fine, non ha mai imparato a prepararlo… ma non importa.

“Non ho mai imparato a cucinare… ma mi piace da impazzire tutto quello che ruota intorno al cibo. Socialità, teatro, musica, convivialità.
L’interesse mi scatta quando un piatto ha una storia da raccontare, un passato, un percorso originale.
Per me il cibo è un portale, una chiave per accedere a mondi diversi”.

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