La Dea del Fritto

C’era una volta un fritto cattivo. Ma cattivo forte. Di quelli che l’unto dai vestiti non lo levi più.

Di quelli fritti e rifritti, che prima di digerirli arriva Natale e te li risogni per tre giorni.

Gli sposi erano disperati: alla festa del loro matrimonio quel fritto carogna imperversava e copriva tutti gli altri sapori.

Poi arrivarono le streghette di Kitchen Wishes e, danzando leggere, con un incantesimo e un po’ di acqua gassata lo spazzarono via.

Portarono al suo posto un fritto spumeggiante e croccante, fresco e leggero che colava arcobaleni e profumava di fiori. Un fritto che migliorava la digestione, invece di devastarla.

Gli sposi per la gioia decisero di sposarsi di nuovo entro un mese solo per fare un’altra festa. E, come da prassi, vissero tutti felici e contenti.

Lo sapevate che la frittura, se fatta nel modo giusto, è il metodo di cottura più leggero e più sano in assoluto? Il problema è che, purtroppo, in pochi friggono seguendo le regole della “frittura perfetta”… e il risultato è quel fritto infame della nostra favoletta iniziale.

Elena, friggitrice ufficiale di Kitchen Wishes, ci rivela gli ingredienti essenziali: ottimo olio di arachidi, acqua gassata (che dà spumosità) e farina. Nient’altro.

In questo modo si può friggere tutto, anche se Elena predilige i fiori di acacia, rosmarino e borragine, le foglie di salvia e le verdure di ogni tipo.

 Ma c’è un ultimo ingrediente, fondamentale: il tempo.

Per ottenere un fritto buono e leggero il tempo è sacro.

Ma attendere può essere noioso… e allora?

Quando non puoi affrontare un problema direttamente, dicono i cinesi, devi diventare come l’acqua: scivolare intorno all’ostacolo.  

La frittura avviene sul momento, è un evento live, come un concerto, una performance.

Il tempo in questo modo non è più un fastidio da evitare: cambia senso, diventa parte della scenografia della festa.

Il tempo è sacro, come abbiamo detto. E in ogni antica cultura gli eventi sacri sono legati alla divinità, e a un atto creativo.

Così, abbiamo ribattezzato la nostra Elena “dea del fritto”, sacerdotessa di un rituale complesso: la creazione del fritto perfetto.

Quella leggera, digeribile, spumosa meraviglia che dicevamo all’inizio.

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